INSIEME PER LA CASA DELLA MISSIONE DI TAKAMATSU




Takamatsu, 30 dicembre 2023, Festa della Santa Famiglia di Nazaret



Carissimi fratelli e sorelle, 


in questa fine d'anno 2023, nel giorno a noi caro della Festa della Santa Famiglia di Nazaret, nella quale 35 anni fa il Papa santo Giovanni Paolo II inviò in Giappone le prime famiglie missionarie, desidero innanzitutto ringraziarvi per la grande generosità con cui ci avete aiutati e sostenuti. Grazie a voi, grazie cioè alla Provvidenza di Dio che si è servita della vostra generosa disponibilità ai suggerimenti dello Spirito Santo, abbiamo trascorso un altro anno qui in Missione, attraversando mille difficoltà e precarietà che la vita costosissima in Giappone suppone. 

Vi trasmetto il ringraziamento delle famiglie in missione con me qui in Giappone, che spesso hanno attinto alla vostra generosità quando il lavoro e gli sforzi degli stessi figli non arrivavano a coprire le spese. 

Grazie a voi tanti giovani dal Giappone hanno potuto partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù in Portogallo con il Papa. È stata un'esperienza forte, indimenticabile per i ragazzi, un'altra pietra che Dio ha posto nell'edificio della loro fede. Alcuni frutti sono già evidenti, altri appariranno più avanti, ma in questa società che sta rapendo cuore e ragione delle nuove generazioni, il seme di vita eterna e Verità seminato in quei giorni è qualcosa di prezioso e fondamentale.

Grazie a voi, insieme a tanti sacerdoti, famiglie missionarie e consacrate abbiamo potuto partecipare a due eventi formativi di grande importanza in Cambogia e in Malesia. La luce, la consolazione e la forza dello Spirito Santo attinto in questi incontri ci hanno accompagnato e ci accompagnano ancora. 

Di quest'anno vissuto in missione sperimentando il potere di Gesù Cristo risorto sul peccato e la morte in tante occasioni, vi racconto con il calendario che, come ogni anno, ho preparato per voi. Potrete avere un piccolo riscontro del bene enorme che fate alla missione.

Ma quest'anno, come vi ho accennato in un messaggio precedente, Dio ha atteso proprio la fine dell'anno per stupirci. I padroni della casa della Missione di Takamatsu, quella nella quale da 21 anni ci riuniamo, preghiamo, celebriamo e accogliamo tanti giapponesi hanno deciso di metterla in vendita offrendo a noi la possibilità di acquistarla ad un prezzo davvero speciale.

Abbiamo subito intuito che si trattasse di un'orma del Signore: la lunga storia di amicizia con i vicini, che non hanno mai creato problemi anche se, spesso, i ragazzi escono dalla casa di sera parlando e scherzando. In Giappone si tratta di un piccolo miracolo. Negli ultimi anni avremmo voluto affittare una sala più grande e più adatta alle nostre esigenze (siamo ormai più di quaranta persone, dalle 7 che eravamo all'inizio...), ma abbiamo trovato le porte chiuse per i pochi locali che abbiamo visto.

Il fatto che ormai tutta la zona sappia che esiste un Centro Cattolico, e che la stessa Polizia abbia così definito la casa sulle sue mappe ufficiali. La vicinanza dalla stazione e la possibilità di affittare dei parcheggi a un prezzo irrisorio, come davvero conveniente è lo stesso prezzo del terreno e della casa.

Il fatto, il più importante, che ormai la casa sia divenuta per tanti un punto di riferimento familiare, sì una casa accogliente per cristiani e non cristiani alla ricerca di Dio, di amore. misericordia pace e riposo come la Santa Casa di Maria, Madre della Parola, come aveva profetizzato Mons. Fukahori, il Vescovo di Takamatsu che mi ha ordinato e che ha voluto con tutte le sue forze questa casa e questa Missione. 

Ma questi segni avevano bisogno del vaglio fondamentale e decisivo del nostro Pastore, il Cardinal Tommaso Maeda Arcivescovo di Osaka, nuovo Presule della nuova Diocesi di Osaka- Takamatsu. E, puntuale, il 26 dicembre, Festa di Santo Stefano Protomartire, è arrivata la benedizione di Mons. Maeda, che ci ha incoraggiato a continuare la Missione che apprezza molto. Ce ne vorrebbero molte altre anche nella Città di Osaka, ci ha detto. 

Purtroppo la situazione difficile della Diocesi non permette al Vescovo di aiutarci. Gli ho parlato di voi e della vostra fedele generosità, come quella di tanti altri che, attraverso di voi, il Signore sicuramente susciterà. E il Vescovo ci ha detto, testualmente: "Andiamo avanti con il Signore. Se Lui agirà attraverso i benefattori allora avremo il sigillo definitivo che è proprio questa la Casa dove Lui vuole che continui la Missione, sino a diventare, chissà, una nuova parrocchia".

E così eccoci, alla vigilia del 2024, di fronte a questa ennesima, nuova e affascinante avventura,nella quale vi chiediamo, nel Nome del Signore Gesù Cristo, di entrare con noi. Vi chiediamo di essere ancora una volta generosi con la Missione, con noi ma, soprattutto, con i tanti Giapponesi che hanno trovato, e troveranno, in questa casa un porto sicuro, un nido dove riposare e trovare un alimento di vita eterna nel momento del bisogno. 

La spesa, per casa e terreno adiacente di quasi 300 mq è di circa 60.000 euro. Tutti ci dicono che è davvero un prezzo di favore, un ulteriore segno da parte del Signore... Un altro dettaglio favorevole è che i padroni ci hanno dato 6 mesi di tempo per pagare la casa. 

Abbiamo inoltre pensato che nel terreno adiacente che acquisiremmo (sino ad ora non era parte della casa che ho in affitto), potremmo costruire una sala prefabbricata più idonea alle nostre esigenze. Il totale della spesa non dovrebbe raggiungere i 100.000 euro. Una cifra comunque ragguardevole, ma sappiamo che a Dio nulla è impossibile.

Per questo, con immensa fiducia in Lui e in voi, vi chiedo di aiutarci in questa impresa, come e quando vorrete, con una o più offerte. E di farvi nostri ambasciatori presso quante più persone potete, parenti, amici, colleghi. Se avete bisogno potrò scrivere io personalmente agli altri, nuovi benefattori. Vi invio, insieme al Calendario del 2024, un libro fotografico in cui racconto, con le immagini, 21 anni di storia della Missione. Ovviamente non tutta è in queste foto, ma credo che vi potrete fare un'idea e mostrarla anche ad altri. 

Coraggio, a voi e a noi! Il Signore saprà ricompensarvi, come al solito, con il centuplo, e con le Grazie di cui avete bisogno. Continuate ad essere in Missione con noi, ad aiutarci per scalare questa montagna e per le varie esigenze della Missione. Non vi è amore più grande, e quindi missione più grande sulla terra che offrire se stessi per gli amici. E vostri amici sono anche i giapponesi che incontreranno il Signore, e noi, che preghiamo incessantemente per voi. 

Buon 2024 con il Signore e sotto il manto della Vergine Maria, di San Giuseppe e del Bambino Gesù, della Santa Famiglia di Nazaret, sull'esempio della quale Dio sta creando e plasmando una comunità cristiana qui a Takamatsu. Un segno profetico della vita meravigliosa con Cristo e della vita futura in Cielo da offrire ad ogni giapponese, fratelli di diverse età, Nazioni, culture, condizioni sociali ed economiche, che si amano oltre ogni barriera in virtù dell'amore celeste di Dio in Cristo Gesù vivo tra noi. 

Certo che la Santa Famiglia di Nazaret aprirà per noi, e per voi, il cammino alla santità, compreso questo che, se è volontà di Dio, ci porta all'acquisto della casa, vi abbraccio e vi benedico.

E mi raccomando, innanzitutto non dimenticate di pregare per me, per la missione tutta.

Antonello Pbro 
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DALLA MISSIONE DI TAKAMATSU PER LA GMG DI LISBONA


 


                                                                                                  Takamatsu, 16 giugno 2023


Carissimi, si avvicina la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona (fine luglio, inizio agosto), un appuntamento fondamentale per tantissimi ragazzi. Dopo la lunga parentesi del covid, finalmente possiamo ripartire per un pellegrinaggio dove il Signore aspetta i ragazzi per manifestare loro la vocazione pensata per ciascuno. Io stesso, durante la lontana GMG di Santiago de Compostela, scoprii con chiarezza e certezza che il Signore mi chiamava ad essere sacerdote missionario. E come me migliaia di ragazzi oggi diventati sacerdoti, come migliaia di ragazze ormai consacrate come suore, e migliaia di famiglie hanno visto iniziare la loro vocazione in una Giornata della Gioventù.

Per questo, oggi, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, segno dell'amore di Dio per ogni uomo, viste le enormi difficoltà economiche per poter partecipare alla GMG dal Giappone (Le compagnie aeree dopo il covid hanno moltiplicato i prezzi), vi chiedo nel Nome del Cuore di Cristo, di aiutarci. Ogni contributo sarà la tessera fondamentale perché si possa realizzare il mosaico della vocazione, e della vita di tanti ragazzi. In questo momento storico dove solo cristiani autentici, sacerdoti, consacrate e famiglie cristiane possono tenere alta la Parola e la testimonianza della vita e della persona, il vostro contributo sarà determinante anche per il futuro della società. Ne sono persuaso, voi siete le mani della Provvidenza di Dio per questi ragazzi.

Vi chiedo di essere generosi, per poter aiutare qui in Giappone, e magari anche in altri posti, il maggior numero di ragazzi. Non abbiate timore, il Signore saprà ricompensarvi in Grazie e con il centuplo in ogni vostro bisogno. Abbiamo inoltre tante necessità nella missione, a cui posso far fronte grazie anche alla vostra grandissima generosità in occasione del Natale e delle offerte per i calendari. Non finirò mai di ringraziarvi e di pregare per voi, insieme ai fratelli qui in missione. Ma le necessità continuano...

Nella certezza che Dio provvederà anche questa volta, come in ogni altra GMG, vi abbraccio forte nel Signore.

Che Dio vi benedica

Antonello Pbro



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JAPAN

Giovedì della III settimana del Tempo di Pasqua



αποφθεγμα Apoftegma

L’uomo aspira ad una gioia senza fine,
vuole godere oltre ogni limite, anela all’infinito

Benedetto XVI, Luce del mondo





COMMENTO PIU' AMPIO








L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,44-51.

Nessuno puo' venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verita', in verita' vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo e' il pane che discende dal cielo, perche' chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivra' in eterno e il pane che io daro' e' la mia carne per la vita del mondo». 











ATTIRATI DA UN PIACERE PIU' GRANDE
Nella nostra vita, ieri ad esempio, abbiamo davvero "udito" la voce del Padre? Abbiamo percepito, nel fondo del nostro intimo, quel moto dello Spirito che ci conduce a Cristo? Il Padre, infatti, ci parla attraverso il suo respiro, lo Spirito Santo che grida in noi "Abbà, Papà!". E' lo Spirito che ci fa uno con Cristo, spingendoci in ogni circostanza verso di Lui. Chi è mosso dallo Spirito di Dio impara da Lui ad appartenere a Cristo, a volere le cose che vuole Lui, a compiere la volontà del Padre. Chi ha "udito il Padre" ha imparato che la Croce non è un supplizio, ma il luogo dove "tutti sono ammaestrati da Dio", il polo magnetico attraverso il quale il Padre "attira" verso Cristo ogni uomo. E' inutile sforzarsi di "andare" verso Gesù, perché solo attraverso la Croce si può essere suoi discepoli. Ciò significa concretamente che occorre lasciarsi "attirare" da Dio negli eventi e nelle relazioni che ci crocifiggono, come l'ape dal miele. E' naturalmente impossibile, perché tutti rifiutiamo la sofferenza e cerchiamo di evitarla; per questo è necessario convertirsi e lasciarsi inondare dallo Spirito Santo che ci annuncia le Parole del Padre. Esso ci sostiene, ci consola, ci incoraggia ad entrare nel rapporto difficile dal quale vorremmo scappare, perché lo Spirito Santo dà testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio; e un padre non dà mai cose cattive ai suoi figli. "Ascoltare Dio" e "imparare da Lui" significa sperimentare proprio questo, la tenerezza e la misericordia, la provvidenza e l'eredità magnifica che il Padre ha preparato per noi. Non lo sai? Il Padre ci "attira" a Lui attraverso un piacere più grande di quelli del mondo, con cui ci illudiamo di sfuggire alla sofferenza, o di attutirla. Ci "attira" con un piacere alto, che punta diritto all'eternità, che per l'uomo è impossibile da raggiungere e ottenere, e per questo è donato dal Cielo. Imparare dal Padre significa allora essere attirati dal desiderio di Cristo, e Cristo crocifisso, l'ascensore che unisce terra e Cielo, appuntoDio, infatti, ci attira nella "logica della Croce, che non e' prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita" (Papa Francesco). Ogni nostro desiderio, anche quello tradotto in concupiscenza della carne con cui rifiutiamo la "logica della Croce" e del sacrificio, esprime il desiderio latente dell'unico piacere che può saziare, quello che non uccide ma dona la vita"Quello che l’uomo cerca nel piacere è un infinito, e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di raggiungere questo infinito" (Cesare Pavese)Ma il demonio ci inganna sovente, illudendoci con un infinito che è pura alienazione che conduce alla morte, perché l'inferno comincia qui ed e' l'assenza del desiderio autentico





Scriveva Sant'Agostino: "Se il poeta ha potuto dire [cita Virgilio, Ecl. 2 ]: “Ciascuno e' attratto dal suo piacere”, non dalla necessità ma dal piacere, non dalla costrizione ma dal diletto; a maggior ragione possiamo dire che si sente attratto da Cristo l’uomo che trova il suo diletto nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, in tutto ciò, insomma, che è Cristo". Solo Lui ha "visto il Padre" e lo mostra a noi, perché possiamo "credere". Ciò significa che ciascuno di noi è avvolto dall'amore che unisce Padre e Figlio: il Padre ci attira verso il Figlio, mentre il Figlio ci rivela il volto misericordioso del Padre. Lasciamoci oggi "ammaestrare da Dio" attraverso la storia; anche le sofferenze, le delusioni, i fallimenti, gli stessi peccati ci ammaestrano e ci fanno umili sino a consegnarci tra le braccia del Padre, crocifisse e accoglienti in quelle del suo Figlio: "L’amore è “estasi”, ma estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio" (Benedetto XVI, Deus caritas est). E ciò accade nella storia dove è deposta la nostra carne, e giunge a noi attraverso la Chiesa, la Parola e i sacramenti, dove spira fecondo lo Spirito Santo. In esso possiamo vivere ogni desiderio e ogni piacere come un dono celeste, perché nulla e' contro l'uomo quando è vissuto in Cristo. E' Lui il piacere compiuto, e per questo si è fatto carne da mangiare, per saziare la fame di bello, santo e buono che sentiamo, anche se sepolta dal brutto, dal peccato e dal male. In Cristo la carne è redenta, e la sessualità risplende di una luce meravigliosa; attirati dall'amore del Padre e consegnati a Cristo, possiamo sperimentare la bellezza, la pace e la sazietà della nostra carne trasfigurata, fatta essa stessa pane consegnato per la vita di chi ci e' accanto. Ogni relazione, lavoro, studio, svago, é il dono del Pane della vita, il mistero di un amore che non esige e non si appropria di nulla, vissuto come in una liturgia celeste celebrata nella carneNon a caso sul talamo nuziale veniva posto lo stesso baldacchino che sormontava gli altari, immagine della Shekinà divina, la presenza di Dio che dal Cielo discende sulle specie eucaristiche come sugli sposi; il letto coniugale infatti e' un altare dove si consuma lo stesso mistero di vita che si compie sulla mensa eucaristica: il pane di vita che discende dal cielo e dona la vita. Ma vi è un baldacchino invisibile sopra ogni ufficio, su ogni aula scolastica, su ogni cinema e ristorante, su ogni campo sportivo e su ogni bosco, sulla tua stanza e sulla tua lavatrice. Ovunque e in ogni istante, perché in tutto Dio desta in noi il desiderio del suo Figlio, di "mangiare il pane vivo disceso dal Cielo". E' pane vivo tua moglie, tuo marito, tuo figlio, anche il nemico; non sono la morte, questa è una menzogna del demonio! E' pane vivo ogni difficoltà, la croce che ci attende, perché è Cristo vivo nella volontà di Dio fatta carne. Solo "mangiandone avremo la vita eterna", saremo felici e realizzati. Uniti a Lui "vivremo eternamente", iniziando già da oggi, da ora. Con Cristo quello che stai facendo, pensando, le parole che stai dicendo sono già parte dell'eternità, e recano in sé il gusto dell'infinito, non possono svanire e corrompersi. Perché in Cristo ogni istante e ogni relazione diviene "pane che scende dal Cielo", proprio nella sua carne unita alla nostra. Mamma mia! Questa carne che abbiamo obbligato a peccare può divenire lo scrigno da dove tirar fuori e donare i tesori del Cielo "al mondo"! Così come ha fatto Cristo sulla Croce, quando ha offerto "la sua carne come pane per la vita" di ciascuno di noi. Che meraviglia fratelli essere "attirati" dal Padre per vivere in Cristo! Com'è che si dice oggi? "Non ha prezzo"...


Venerdì della II settimana del Tempo di Pasqua




αποφθεγμα Apoftegma

Ma io vi dico questo: mettete le vostre vite nelle mani di Gesù. 
Egli vi accoglierà e vi benedirà, 
e farà un uso delle vostre vite che andrà 
al di là delle vostre più grandi aspettative. 
In altre parole, abbandonatevi, come tutti quei pani e quei pesci, 
nelle mani potenti e affettuose di Dio 
e vi troverete trasformati in “una vita nuova”; 
in una pienezza di vita. 
“Carica il tuo fardello sul Signore ed egli lo sosterrà”.

Giovanni Paolo II, Incontro con i giovani a Murrayfield (Gran Bretagna), 31 maggio 1982








L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,1-15. 

Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,
e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.







LA NOSTRA DEBOLEZZA ACCOLTA E BENEDETTA DALLE MANI DI CRISTO PER MOLTIPLICARLA NELL'AMORE

Tutto ci parla dell'infinito in cui si vorrebbe tuffare il nostro cuore, dove vorrebbe spaziare la nostra mente, e correre il nostro corpo. E l'infinito a cui aneliamo si svela pienamente nel miracolo compiuto dal Signore. Il Messia atteso è Dio fattosi prossimo, l’origine d’ogni vita. E’ lui l’infinito che, raccogliendo tra le mani quel “cinque” e quel “due”, nel breve istante d’una Parola benedicente, li riconduce alla pienezza originaria, allo splendore del compimento. Quei due numeri che, a una prima e piatta visione, non dicono altro che un contenuto definito e circoscritto, nelle mani e nelle parole di Gesù, scavalcano il limite imposto dalla ragione carnale e acquistano il loro significato autentico. Sono numeri, segni di una realtà ben visibile, eppure aperta, misteriosamente, all’infinito. Cinque pani e due pesci sfamano e saziano una gran moltitudine, e avanzano per sfamare e saziare ancora, da quel pomeriggio sulle rive del Lago di Galilea sino a questo nostro giorno, sino alla fine del mondo, e più in là, sino all’eternità. Così è di ogni numero che descrive e sembra limitare le nostre esistenze, la storia stessa del mondo. L’età, lo stipendio e il conto in banca, l’altezza e il peso, la forza, i metri cubi delle nostre case, gli anni d’una amicizia, di un amore, le distanze, i progetti, le mura che ci stringono e sembrano frustrarci e tenerci schiavi, e la chimica dei sentimenti, degli umori, delle speranze e delle delusioni, i valori alterati che sbucano dalle analisi, le parole che ci diciamo per contraddirle in un minuto, il carattere e i difetti, perfino i peccati! Ogni numero che fa di noi quel che siamo, la matematica che, fredda, sembra sospingere le nostre storie verso destini ineluttabili, attende invece una mano e una Parola, quelle dell’Autore di ogni matematica e di ogni scienza, l'Architetto di ogni vita. Le sue mani creano e ricreano e si fanno prossime a ciascuno di noi attraverso le mani e le parole dei suoi Apostoli. E’ la Chiesa che, da duemila anni, si piega sull’umanità, ne riconosce, nascosto, il seme divino impresso dal Creatore, e, per la Parola e il Sacramento, lo riconduce allo splendore del compimento. Ogni istante, ogni numero della nostra vita, anche quelli negativi, grigi, che sembra ci stiano schiacciando, non sono altro che i segni d’una porta dischiusa nell’attesa dell’infinito. Ogni grumo dell'esistenza è gravido d’eterno. Ma solo l’incontro esistenziale, concreto, autentico con il Signore rende possibile quello che tutti speriamo. Non ci resta che obbedire alla Chiesa che, nel nome del Signore, ci invita a "sederci". Ma dai, dovrei sedermi invece di darmi da fare? Sì, obbedisci e "siediti", perché se non sperimenti che Cristo può moltiplicare quello che sei non vedrai la tua vita compiuta; se non sperimenti che la Vita che sfama e sazia non si "compra" in nessun "dove" ma è Lui la fonte che ce la dona, resterai schiacciato nelle tue meschinità. Solo così, infatti, saprai amare chi ti è accanto e trasmettere la fede ai tuoi figli, facendo "sedere" tutti alla mensa imbandita da Cristo. E offrire, in ogni circostanza, il poco, pochissimo che tutti abbiamo alle sue mani.

Gesù, che nel vangelo di oggi appare già risorto perché "passato all'altra riva", "alza gli occhi" e ci "vede" mentre ci avviciniamo a Lui. Con la "gran folla", abbiamo "visto i segni che ha compiuto" su tanti "infermi"; noi stessi abbiamo sperimentato i suoi "miracoli" nella nostra vita. Ci ha saziato mille volte, eppure la fame non ci dà tregua. Cerchiamo sicurezze, materiali e spirituali, per questo stiamo seguendo Gesù. E il capitolo 6 del vangelo di Giovanni, "mettendoci alla prova" con il miracolo e le parole che ne seguono, ci svela il senso più profondo della Pasqua, che non è soltanto "mangiare e saziarsi", ma infinitamente di più, perché l'Eucarestia è "fonte e apice di tutta la vita cristiana". Anche noi, con San Giovanni Paolo II, ci chiediamo se "gli Apostoli che presero parte all'Ultima Cena" avessero capito "il significato delle parole" con cui Gesù istituì il Sacramento dell'Eucarestia. Di certo non compresero immediatamente le parole sul Pane della Vita pronunciate nella sinagoga di Cafarnao. Si trattava di un Mistero troppo grande, inaudito: "come può costui darci la sua carne da mangiare?". Era un "discorso duro" perché inchiodava ogni uomo alla verità: senza l'unione intima e reale con Cristo nessuno ha la vita in sé. Anche se respira e fa molte cose è morto dentro. Per questo San Giovanni Paolo II scriveva nell'Enciclica che tutte le parole di Gesù sull'Eucarestia, "si sarebbero chiarite pienamente soltanto al termine del Triduo sacro. In quei giorni", infatti, "si inscrive il Mistero Pasquale; in essi si inscrive anche il Mistero dell'Eucarestia". Il Mistero decisivo per la salvezza dell'umanità è "come raccolto, anticipato, e «concentrato» per sempre nel dono eucaristico", con il quale "Gesù Cristo consegnava alla Chiesa l'attualizzazione perenne del Mistero Pasquale. Con esso istituiva una misteriosa «contemporaneità» tra quel Triduum e lo scorrere di tutti i secoli". Ciò significa che, "nell'evento pasquale e nell'Eucaristia che lo attualizza nei secoli", vi è "una «capienza» davvero enorme, nella quale l'intera storia è contenuta, come destinataria della grazia della redenzione" (Ecclesia de Eucarestia). Compresa la storia difficile nella quale siamo chiamati vivere, con i suoi dolori, i dubbi, le ansie e i peccati. Per questo, ogni giorno, anche oggi, è "vicina la Pasqua"; Gesù "sa quello che sta per fare" per noi, estendere cioè la "capienza" della sua Pasqua perché "contenga" anche i nostri passi e le nostre cadute, e così fare di ogni nostro giorno il "destinatario" della sua salvezza. Nella nostra storia sperimentiamo innanzitutto il bisogno reale di nutrirci per poter vivere, non diverso da quello della "grande folla". Ognuno sa di che cosa avrebbe bisogno: un posto di lavoro, uno stipendio o una pensione migliore, la salute, una casa, una macchina nuova che questa ormai è pure pericolosa, qualche giorno di ferie. O forse qualcosa di spirituale: un po' di pazienza e tenerezza, l'umiltà che tenga a bada questa superbia che non riesco a frenare, la carità verso i fratelli, la purezza e la castità, la libertà negli affetti. Insomma abbiamo fame, e Gesù lo sa, perché ci "vede" affannati e stremati "venire" a Lui. Ma, invece di prendere la bacchetta magica e saziarci con ciò di cui abbiamo bisogno, ci rivolge a bruciapelo la stessa domanda fatta quel giorno a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". La rivolge a Filippo mettendo l'accento sui bisogni della folla, ma è "per mettere alla prova" il suo cuore, e aiutarlo a scoprire che sono gli stessi bisogni che ha anche lui. Ed è una domanda rivolta oggi alla Chiesa, ai pastori e a ogni cristiano, agli sposi e ai genitori, perché imparino a riconoscere i propri bisogni in quelli del mondo. Solo così potremo sperimentare in noi stessi la "contemporaneità" e il potere del Mistero Pasquale del Signore che siamo chiamati ad annunciare al mondo e a chi ci è accanto. Solo così non ci crederemo diversi e migliori, "già ipocritamente sazi"...  





Gesù, infatti, non può operare nulla se prima non illumina il nostro cuore. Non a caso il Signore usa le parole "dove" e "comprare", perfette per fotografare il nostro cuore. Tutti cerchiamo luoghi che non esistono dove crediamo di poter comprare ciò di cui abbiamo bisogno. Per questo sballiamo i conti, e ci ritroviamo impotenti di fronte ai fatti della storia nei quali più forte si fa sentire la fame. Filippo siamo tutti noi, spesso incapaci di guardare oltre, con il cuore appesantito dalla ragione imprigionata dall’unica evidenza che balza immediatamente agli occhi: "duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Matematica imperfetta perché incapace di contemplare l’infinito che abbraccia e dà senso a ogni numero. Anche se qualcosa abbiamo - "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci" - come Andrea non pensiamo che sia sufficiente: "ma che cos'è questo per tanta gente?". Siamo abituati ad altri schemi, seduti ogni giorno nel consiglio di amministrazione che governa famiglia e affetti, lavoro e scuola, amicizie e relazioni. Ma nonostante i nostri libri contabili, le previsioni di bilancio saltano sempre e ci ritroviamo incapaci di sfamare una moltitudine, fosse anche solo di due persone, coniuge e un figlio. E allora precipitiamo nella frustrazione, che genera silenzi, nervosismo, ira e rancori. Ingannati dal demonio che si nasconde nell'educazione e nella cultura, crediamo ciecamente nelle nostre possibilità e in quelle altrui; ma, una volta sperimentati i limiti, cominciamo a disprezzarci e a disprezzare. Invece, i "cinque pani e i due pesci" sono molto più di quello che le mani sono capaci di afferrare. Sono la debolezza e la povertà che la "capienza" infinita del Mistero Pasquale di Cristo vuole accogliere e fare sue per moltiplicarle nella sovrabbondanza d'amore che esso rivela. La creazione stessa obbedisce a precise formule matematiche, ma i numeri che la definiscono non sorgono dal nulla, da un big-bang riproducibile in laboratorio. Vi è un’evidenza nascosta eppure intuibile, il segreto tracciato di numeri che non hanno fine perché il loro stesso principio è puro mistero. Un computer, un telefono, una pila, tutto ci parla d’infinito. Ma non solo. Anche le persone che ci molestano e non accettiamo, anche questo giorno, con le solite cose da fare, il letto d'ospedale che non sopporti più, o la fila alla posta per due spiccioli di pensione. Anche te stesso con i tuoi limiti e contraddizioni. Tutto ci parla dell'infinito in cui si vorrebbe tuffare il nostro cuore per saziarsi; della vita che non ha limiti dove riposare e sentirsi pienamente accettati e amati così come siamo. E l'infinito a cui aneliamo si svela pienamente nel miracolo compiuto dal Signore. 



Il Messia atteso è Dio, l'infinito fattosi prossimo, l’origine d’ogni vita. Raccogliendo tra le mani quel “cinque” e quel “due”, nel breve istante d’una Parola benedicente, li riconduce alla pienezza originaria, allo splendore del compimento, deponendoli nella successione che li lega all'infinito. Quei due numeri che, a una prima e piatta visione, non dicono altro che un contenuto definito, circoscritto e tragicamente limitato, nelle mani e nelle parole di Gesù, scavalcano il limite imposto dalla ragione carnale e acquistano il loro significato autentico. Sono numeri, segni di una realtà ben visibile, eppure aperta, misteriosamente, all’infinito. "Cinque pani e due pesci" sfamano e saziano una gran moltitudine, e avanzano per sfamare e saziare ancora, da quel pomeriggio sulle rive del Lago di Galilea sino a questo nostro giorno, sino alla fine del mondo, e più in là, sino all’eternità. Così è di ogni numero che descrive e sembra limitare le nostre esistenze, la storia stessa del mondo. L’età, lo stipendio e il conto in banca, l’altezza e il peso, la forza, i metri cubi delle nostre case, gli anni d’una amicizia, di un amore, le distanze, i progetti, le mura che ci stringono e sembrano frustrarci e tenerci schiavi, e la chimica dei sentimenti, degli umori, delle speranze e delle delusioni, i valori alterati che sbucano dalle analisi, le parole che ci diciamo per contraddirle in un minuto, il carattere e i difetti, perfino i peccati! Ogni numero che fa di noi quello che siamo, la matematica che, fredda, sembra sospingere le nostre storie verso destini ineluttabili, attende invece una mano e una Parola, quelle dell’Autore di ogni matematica e di ogni scienza, l'Architetto di ogni vita. "Attualizzando il Mistero Pasquale" che ha distrutto il limite della morte che gravava sulla storia, le mani di Gesù creano e ricreano liberando ogni centimetro della nostra vita, dei nostri pensieri e dei nostri gesti, dalla prigione del peccato che li soffocava nell'egoismo e nell'orgoglio. Quelle mani e quelle parole che hanno compiuto il Miracolo che profetizzava la Pasqua, si fanno prossime a ciascuno di noi attraverso le mani e le parole dei suoi Apostoli. E’ la Chiesa che, da duemila anni, si piega sull’umanità, ne riconosce, nascosto, il seme divino impresso dal Creatore, e, per la Parola e il Sacramento, lo riconduce allo splendore del compimento. Ogni istante, ogni numero della nostra vita, anche quelli negativi, grigi, che sembra ci stiano schiacciando, non sono altro che i segni d’una porta dischiusa nell’attesa della Chiesa che, annunciando e celebrando il Mistero Pasquale del Signore, prende la nostra vita per moltiplicarla nell'amore che sa andare oltre la paura e la sofferenza. Ogni grumo dell'esistenza è gravido d’eterno. Ma solo l’incontro esistenziale, concreto, autentico con il Signore rende possibile quello che tutti speriamo. 



Cosa posso fare allora per vedere trasformata in pienezza questa mia fame, il desiderio che mio figlio guarisca e la speranza di compiere comunque la volontà di Dio? Cosa fare perché le mie incoerenze, i difetti, le cadute siano trasfigurate e non mi schiaccino più, e possano diventare invece occasioni e strumenti per dare da mangiare a chi mi è accanto? Tranquillo, non devi fare nulla di speciale, solo obbedire. Come gli apostoli che hanno consegnato a Cristo quel poco che, senza di Lui, non è nulla "per sfamare tanta gente". E obbedire alla Chiesa che vede sotto i tuoi piedi "la molta erba" immagine dei pascoli preparati da Dio per noi nella nostra storia, nei nostri "luoghi". Ascoltare e fare come ci dice la Chiesa, dunque, e "sederci" laddove ci troviamo, perché Dio lo ha già preparato come un giardino dove pregustare le delizie del Paradiso. Ma dai, dovrei sedermi invece di darmi da fare? Sì, obbedisci e "siediti", perché se non sperimenti che Cristo può moltiplicare quello che sei, non vedrai la tua vita compiuta; se non sperimenti che la Vita che sfama e sazia non si "compra" in nessun "dove" ma è Lui stesso che si dona a noi, resterai schiacciato nelle tue meschinità. Solo consegnandoti totalmente a Cristo e umiliandoti rinnegando te stesso, infatti, vedrai moltiplicata in te la vita di Cristo che si fa carne della carne, sangue del tuo sangue. Allora potrai "dare da mangiare" a chi ti è accanto, amando nell'amore che ti nutre e sazia: potrai perdonare e non resistere al male, offrire l'altra guancia del tuo onore e rispettare tua moglie senza esigere che ti sazi con il suo corpo; saprai donarti perché è così che Cristo ha salvato te, e se il suo amore invade il tuo essere, esso ti catapulterà verso l'altro senza neanche accorgertene. Perché solo "chi perde la sua vita la ritroverà" moltiplicata, solo chi sfama gli altri con la sua vita sperimenterà cosa significa la pienezza, la gioia, l'autentica sazietà! Così la Chiesa, e tutti noi in essa, saprà donare se stessa annunciando credibilmente il Vangelo, i genitori sapranno trasmettere la fede ai loro figli, facendo "sedere" tutti alla mensa imbandita da Cristo, dove offrire, in ogni circostanza, il poco, pochissimo che tutti abbiamo alle sue mani. Tuo marito è superficiale, arido, assiduo a poltrona, pantofole e televisione? Bene, prendi su di te questa sua attitudine allo svicolamento dalle responsabilità e consegnala a Cristo, la vedrai moltiplicata in uno zelo mai visto... Tuo figlio è pigro, incapace di studiare e concentrarsi? Bene, prendi su di te questa debolezza e dalla a Cristo, l'unico capace di tirare fuori da ciascuno il meglio, ovvero il seme di vita eterna seminato dal Padre. 





Guarda che il miracolo è tutto qui: forse tuo marito sarà ogni giorno propenso a sdraiarsi sul divano, come tuo figlio incapace di star fermo dieci minuti, esattamente come quei cinque pani sono restati tra le mani di Gesù quello che erano; il Vangelo, infatti, a proposito dei pezzi avanzati dice che "li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo", segno che Gesù ha continuato a "distribuire" i frammenti dai pani originari. Non ha prima moltiplicato e poi distribuito, ma ha continuato a tenere tra le mani gli stessi cinque pani che gli erano stati dati. Così, come il pane e il vino dell'eucarestia trasformati in corpo e sangue di Cristo, restano, alla vista, quello che sono, Gesù prende, tocca e benedice quello che siamo, compresi i difetti e i limiti, per farne un cibo capace di sfamare e avanzare per una moltitudine immensa, ovvero tutte le persone che incontreremo durante la vita. Dio non ci cambia magicamente, ma, lasciandoci deboli e poveri, ci colma del suo Spirito. Così anche una malattia, un problema, un dolore, un fallimento, un peccato, toccato da Cristo, si trasforma in una "Eucarestia", una porta spalancata sulla gratitudine per il prossimo che non vede nulla per cui lodare Dio. Questa è la Pasqua che si fa "contemporanea" dell'umanità, che accoglie nel passaggio di Cristo ogni uomo. Questa è la Pasqua che accende la luce dell'amore sino alla fine nel mondo avvolto nelle tenebre dell'infelicità perché i suoi calcoli, pur da premio Nobel, quando si tratta di amare davvero sballano sempre. Il "segno" che svela il Profeta al mondo, infatti, che annuncia agli uomini "il Messia inviato da Dio", è la Vita moltiplicata e capace di saziare, offerta gratuitamente all’umanità. Il "segno" del Profeta è la Chiesa, "sacramento di salvezza" come l'Eucarestia: povera, debole, bisognosa di penitenza e conversione, eppure ricca della ricchezza che nessun altro nel mondo possiede: la Parola – i "cinque pani", immagine dei cinque libri della Torah – e il potere di Dio nella carne del suo Figlio – i "due pesci", immagine delle due nature del Signore. Il "segno" dato al mondo sono i "Dodici" apostoli colmi del suo amore come i "dodici canestri" che hanno "raccolto" la sovrabbondanza della Grazia, inviati a sfamare e molto di più, a saziare la vita di ogni uomo. Il "segno" sei tu, con la tua vita, la tua famiglia e la tua storia di oggi, raggiunta dalla "capienza" dell'amore di Dio. Sfamati e saziati siamo chiamati a donare a tutti la sovrabbondanza del suo amore che colmato la nostra vita: il tempo e le parole, i gesti e il denaro, gli sguardi e le lacrime, le sofferenze e le gioie, ogni secondo che ci è dato, tutto è "raccolto perché nulla vada perduto"; nulla della nostra vita è insignificante, perché tutto è, tra le mani di Gesù, una "benedizione" per chi ci è accantoMa perché ciò si compia e l'opera di Dio non si trasformi nell'ennesima preda del demonio, della vanagloria e della superbia, abbiamo bisogno di "ritirarci" con Gesù da "soli Lui sulla montagna", ovvero crocifissi con Lui nella storia. Abbiamo bisogno della sua intimità che possiamo sperimentare nella nostra comunità cristiana, nella preghiera e nell'offerta continua di ogni nostro secondo a Lui. E' qui il cuore segreto della nostra vita, da dove nasce la nostra missione: uniti indissolubilmente a Cristo e nascosti in Lui, morti al mondo e alle sue tentazioni, perché chi ci è accanto veda sempre in noi l'opera di Dio e non resti ingannato, credendo che l'amore vero è possibile comprarlo in qualche dove.



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